“Esisterà ancora la dieta mediterranea nel 2032?” – ABACO Group al Food&Science Festival

Riflessi, il filo rosso che ha connesso tutti gli interventi, i laboratori, gli incontri e gli eventi della sesta edizione del Food&Science Festival che ha avuto luogo dal 30 settembre al 2 ottobre nella città di Mantova.

Il tema dei riflessi ha infatti caratterizzato anche il panel organizzato da ABACO Group, sponsor del Festival, moderato dalla giornalista de Il Sole 24Ore Micaela Cappellini e aperto dalla domanda provocatoria “Esisterà ancora la dieta mediterranea nel 2032?”. Sono intervenuti Antonio Samaritani, il CEO di ABACO Group, Ettore Capri, professore ordinario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Osservatorio Europeo per lo Sviluppo Sostenibile in Agricoltura OPERA, Roberta Mannucci, medico nutrizionista e Associate Medical Director UPMC Chianciano – UPMC in Italia. Come si riflettono quindi sulla dieta mediterranea il cambiamento climatico e le varie sfide a cui l’agricoltura oggi deve fare fronte? La tecnologia è un alleato essenziale nella sfida climatica e per favorire la sostenibilità in agricoltura. Le coltivazioni e i sistemi di produzione degli alimenti stanno cambiando, anche grazie alla tecnologia. L’agricoltura 4.0 permette di analizzare lo stato di salute delle colture e della terra stessa: raccogliamo dati da osservazione satellitare, da sensoristica a terra per poi analizzarli e quindi capire come interpretarli e come meglio utilizzarli.

Le certificazioni di tracciabilità, qualità e sicurezza dei prodotti si basano sui dati. I dati che vengono acquisiti grazie alla tecnologia 4.0 permettono un alto grado di affidabilità delle informazioni garantendo quindi anche l’utilizzo di pratiche sostenibili.

Cambiamento climatico e variabili geopolitiche richiedono nuovi approcci per riuscire a provvedere al fabbisogno della popolazione e di farlo nel rispetto dell’ambiente. Fino a pochi anni fa, infatti, tutti gli incrementi di produttività sono portati avanti senza tenere in considerazione quale fosse l’impatto ambientale. Oggi, con una pressione demografica fortissima, dobbiamo continuare a produrre ma dobbiamo farlo in modo sostenibile per garantire un futuro sia al nostro pianeta sia alle nuove generazioni.

Bisogna orchestrare l’ecosistema: creare sinergia con l’intero sistema agroalimentare, per ottimizzare le risorse, produrre cibo sano, sicuro e sostenibile e limitare gli sprechi.  È importante comprendere che non ci può essere coltivazione senza benessere, e viceversa.

Da dove iniziare? La sostenibilità non è solo un concetto, è anzi un contenitore dell’innovazione culturale necessaria a un cambiamento che deve coinvolgere discipline diverse e che implica responsabilità da parte di tutti gli attori che operano nel contesto, dal mondo accademico alla formazione dei nuovi operatori, dei produttori, trasformatori e distributori di cibo, fino al dovere dei singoli cittadini di seguire buone pratiche all’interno di un percorso virtuoso che coinvolge tutta la comunità.

Ridurre sprechi, educare, orchestrare sistemi complessi: bisogna trovare un equilibrio in un contesto in costante evoluzione ed in cui una variabile influenza l’altra. Dobbiamo impegnarci per ottenere la sostenibilità alimentare, quindi mangiare meglio, quindi sprecare meno risorse, consumare meno acqua, meno suolo.

La tecnologia ha un ruolo centrale in questo percorso perché ci permette di assumere un’informazione, di elaborare un insieme di dati, portarli a sistema elevandoli a coscienza, e quindi a cultura, e quindi a quel cambiamento di comportamenti necessari.